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Marco, ormai anziano, sa che l'ispirazione per il suo primo romanzo non arriverà mai più e decide allora di scrivere l'altra storia, l'unica che conosce bene, la sola che merita forse di essere raccontata. Inizia così la narrazione della propria vita che s'intreccia con quella di Marisa, di Stefania e di altre figure, che hanno in comune l'appartenenza alla categoria degli anomali oscuri. È stata Marisa, la vecchia professoressa di italiano e storia a definirli così perché li considera creature speciali, la cui fragilità è invisibile, nascosta per pudore, per vergogna o per chissà quali altri motivi. Li sa riconoscere e li preferisce agli altri perché lei stessa fa parte del gruppo: avverte anche lei quell'incomprensibile disagio nell'anima che la condanna ad una vita incompiuta. Stefania trascorre l'infanzia in collegio, invisa alla madre superiora che riesce a sbarazzarsi di lei facendola adottare da una famiglia, legata alla bambina da lontana parentela. Stefania si affeziona a loro ma dopo qualche anno decide di lasciarli per trasferirsi in Messico, assieme a Tommi, per inseguire l'amore e l'utopia di un mondo migliore. Tutto sembra andare a gonfie vele ma un terribile terremoto si abbatte su Veracruz, distruggendo i sogni di Stefania. Tommi la abbandona e non le resta altro che un mesto ritorno a casa, dove ritrova gli zii adottivi che la sostengono in un momento così difficile.