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Il corso di un fiume che si dirama, un angelo impiccato nella Cappella degli Scrovegni, una donna che piangendo cade ai piedi del crocifisso e un uomo che urla nel bel mezzo di una piazza abbandonata. Cos'è la disperazione, come è cambiato il suo significato nel tempo? Un'analisi etimologica, antropologica, musicologica in una storia di abbandono e differenze, quelle differenze tra vincitori e vinti, tra ricchi e poveri spiantati, tra benestanti e contadini che all'alba dell'Unità d'Italia "scrittori salariati tentarono d'infangare col marchio di briganti" (A. Gramsci), tra 'Paese legale' e 'Paese reale', tra Nord e Sud (qualcosa è forse cambiato?). Una storia, quella dei "dispirati", che ha dato origine al cosiddetto 'melodramma plebeo', a quella dolceamara poesia nata da un cumulo di stracci dal sapore troppo politico per durare a lungo e per la quale deve calare "rapidissimamente la tela".