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Il capolavoro del movimento scapigliato, la novella "Senso" scritta da Camillo Boito, fratello maggiore del più celebre Arrigo (noto compositore e librettista italiano), fa parte della sua seconda raccolta di racconti intitolata "Senso. Nuove storielle vane" (1883). È il racconto che ha avuto maggior fortuna, soprattutto per merito della ben più celebre opera cinematografica omonima realizzata da Luchino Visconti nel 1954. Quasi un giallo psicologico, con atmosfere horror, la cronaca resa in prima persona dalla contessa Livia, lucida, cinica, capricciosa e umiliata protagonista di una scabrosa tragedia amorosa, in cui opera un'inquietante dissacrazione del reale. Per la sua inclinazione al rigore formale e stilistico, Camillo Boito lavorò instancabilmente ai suoi racconti. Consegnò alle stampe la sua prima raccolta "Storielle vane" nel 1876 in seguito a una lunga revisione e solo nel 1883 aggiunse l'opera che fu poi considerata il punto più alto della sua produzione letteraria e che dà il titolo a questa raccolta.