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A causa della crescita economica esponenziale dalla seconda guerra mondiale, ora viviamo in un mondo denso di ricchezze materiali, ma ci comportiamo ancora come se fosse vuoto, come se avessimo risorse abbondanti per un futuro indefinito. I presupposti fondanti dell'economia neoclassica, sviluppati in un mondo così diverso dall'attuale, non reggono più, poiché il peso aggregato della specie umana sta raggiungendo - e in alcuni casi, superando - i limiti della natura a livello locale, regionale e planetario. L'ossessione prevalente per la crescita economica ci mette sulla strada del collasso ecologico, sacrificando il sostentamento stesso del nostro benessere e della nostra sopravvivenza. Per invertire questa infausta traiettoria, dobbiamo passare a un'economia stazionaria focalizzata sullo sviluppo qualitativo, invece che sulla crescita quantitativa, e sull'interdipendenza dell'economia umana e dell'ecosfera globale. Sviluppare politiche e istituzioni per un'economia stazionaria ci richiederà di rivisitare la questione dello scopo e dei fini dell'economia. Questo il messaggio del libro che avete tra le mani: una vera e propria "rivoluzione copernicana" in economia.