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Tra cinema e verità sembra sussistere un'opposizione insanabile. Mentre, infatti, in quanto è una forma di poiesis, il cinema ha a che fare col "verosimile", la filosofia tende a raggiungere la verità. A ciò si aggiunga che il cinema appare lontano, in quanto intrattenimento, dall'austera serietà di cui è accreditata la filosofia. Risalendo alla "poetica" di aristotele, e richiamando gli esiti più maturi della filosofia francese della seconda metà del novecento, in questo saggio umberto curi cerca di dimostrare che al cinema può essere riconosciuto uno statuto paragonabile a quello del mythos antico, sicché esso esprime un altro modo, non meno rigoroso rispetto al locos, di sviluppare l'interrogazione filosofica.