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La pubblicazione nasce per impedire che un patrimonio organario così significatamente corposo e prezioso vada disperso, dare a studiosi, organisti, o semplici appassionati interessati di organaria antica, un panorama completo dell'esistente, illustrato da fotografie e note tecniche dettagliate, da poter conoscere e studiare. Da questa pubblicazione traspare uno spaccato d'arte organaria italiana assai eterogeneo per epoche e caratteristiche foniche. Si scoprono piccoli organi portativi, positivi di medie dimensioni o grandi strumenti dotati di decine di registri ad anima e ad ancia adatti a cattedrali. Si apprende che strumenti barocchi del primo seicento, classici o romantici, adatti per l'esecuzione di uno sterminato repertorio organistico, esistono ancora in molte chiese di città o di campagna. Strumenti costruiti da Antonio Colonna e dal figlio Giovanni Paolo, da Carlo Traeri nel sec. XVII, da Francesco Traeri, Francesco Gatti, Gaetano Callido nel sec. XVIII, Gualtiero Anelli, Pietro Orsi, Gioacchino Sarti, Luigi Cavalletti (faentino), Adriano Verati nel sec XIX, dai Tonoli e dai Vegezzi-Bossi nel sec. XX.