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Dopo "Il ricordo che se ne ha-Biar Miggi", (Màrgana Edizioni, 2017), Mariza D'Anna torna in libreria con un romanzo-memoria che si può considerare la sua ideale prosecuzione. La storia della sua famiglia in Libia - iniziata nel 1928 con il bisnonno Francesco, proprietario di una grande azienda agricola - prosegue con le sue esperienze di bambina, cresciuta a Tripoli fino all'età di nove anni, e costretta a lasciarla dopo la cacciata degli italiani dal Paese. "La casa di Shara Band Ong", pubblicato nella collana "Cristalli di sale", è il luogo dove per la piccola Tea tutto è iniziato. Come nel primo volume, non tutto è fedele memoria di quello che è accaduto ma, raccontando il passare degli anni, l'autrice ricostruisce la sua leggenda privata, comune a tanti bambini nati nell'ex colonia italiana. Improvvisamente nel 1970 la Libia, eden dell'amore dei suoi genitori e della sua infanzia felice, diventa una terra ostile e straniera dalla quale è costretta a scappare, profuga di un Paese nel quale non farà più ritorno.