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Nives apre davanti ai nostri occhi il suo baule dei ricordi. Il timore di trovare polvere e immagini ammuffite si dissolve già dalle prime pagine. Il suo tornare indietro nel tempo vola tra streghe e boschi, bambini, cuccioli di cani, gatti ora spavaldi ora sonnacchiosi, giungle, paesi tropicali, locande messicane, sole di Sicilia, velluti cremisi e tavolini di ottone lucidato. L'autrice coltiva una sorta di animismo, avvolgendo tutto con il senso panico di chi ama la natura che dà vita agli umani, agli esseri animati ed alle piante, percepiti come frammenti di quelle stelle da cui ognuno è nato ed a cui ognuno torna.