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Gabriel Tarde, sociologo e magistrato, è autore difficilmente classificabile. La novità e l'originalità della sua teoria sociologica possono essere pienamente colte solo all'interno di una corrente di pensiero che da Leibniz, Nietzsche e Bergson, per arrivare a Simondon e Deleuze, definisce un "nuovo naturalismo", un materialismo dell'incorporeo e del virtuale. "Monadologia e sociologia" costituisce il manifesto teorico del pensiero metafisico e sociale del sociologo francese. La sua sorprendente attualità risiede nel tentativo di spiegare i fenomeni sociali e psichici sulla base di un'ontologia delle forze affettive (o "psicologiche") e delle relazioni di potere che esse esprimono. Sebbene i risultati non sempre siano all'altezza della sfida lanciata, l'intuizione metodologica è di una ricchezza incomparabile rispetto alla tradizione sociologica che ha affermato la propria autorità evitando ogni riferimento all'opera di Tarde. Le "scienze sociali" potrebbero trarre perciò un sicuro beneficio da un ritorno alla sua sociologia, riconsiderando, ad esempio, il monismo affettivo e la "causalità" tutta particolare esplicata nel concetto di " azione a distanza". Esse potrebbero trovare in ciò un nuovo impulso per interrogare le attuali trasformazioni del lavoro, dell'attività comunicativa e della soggettività. Postfazione di Maurizio Lazzaratto.