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Uno spaccato della società sinistroide, ma a volte anche specchio dei difetti, spesso spacciati per pregi, tipici dell'essere umano "italico". L'effetto prodotto da Ardizzone è di ironia pungente e sarcasmo che si fanno malinconia e tristezza, negli aneddoti di vita quotidiana che prima o poi ognuno ha almeno pensato, se non vissuto in prima persona. L'autore non risparmia proprio nessuno, dal Grande Fratello ai girotondini, dalle donne lacrimose alla casta politicante, fino al furgoncino che parcheggia in divieto di sosta e agli assenteisti di brunettiana memoria. Ce n'è per tutti, quindi, in "Ma cosa vogliono da noi italiani?", tanto che le critiche (e persino qualche complimento) dell'autore non sono rivolte solo alla sinistra, ormai indefinibile, ma anche alla mentalità di destra, in un continuum che, di fatto, accomuna un'intera tipologia di persone: l'homo italicus, appunto. Se all'estero qualcuno sbeffeggia l'italiano medio, o critica la politica di un certo berlusconismo imperante, è solo perché non vive in questo Paese. Ogni giorno il nostro italico sopravvive e questo sì, forse, è il suo merito: farcela a ogni costo, cosa impensabile per chi, sdraiato "nulla facendo" sul divano, osserva soltanto, senza sforzarsi di capire come stanno veramente le cose. Premessa di Antonio Finocchiaro.