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"Privi di titolo, i testi che compongono 'Contrattempo' sono destinati a esistere ciascuno per sé e a poter esser dunque letti separatamente; ma sono rivolti a costituire al tempo stesso un poema unitario, il cui titolo, 'Contratiempo', (Argentina, 2013) si dilata al di là del significato di 'contrattempo' per assumere anche quello di qualcosa che va controtempo: contro il tempo della storia, contro il tempo presente. Un tempo di cui ora stiamo vivendo, secondo una dichiarazione dello stesso autore, 'la parte più selvaggia'. È dunque la contemporaneità, il fuoco tematico di 'Contrattempo' di Edgardo Dobry. Il suo spazio, la città. La città contemporanea, che si ritaglia prepotente nella città del passato con la sua continuità storica, con i suoi monumenti costruiti per durare, con la sua solida natura 'geometrica'; e ad essa si sovrappone in immagini scomponibili, labili, provvisorie, precarie: 'La modernità è il transitorio, il fuggitivo, il contingente scopriva Baudelaire -, la metà dell'arte'" (dall'introduzione di Francesco Tarquini).