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In Monica Palma l'atto semplice della nominazione diventa un ostacolo insormontabile perché costantemente sottoposto alla doppia azione del rifiuto di ogni banalizzazione da una parte e dall'altra, per contrasto, alla necessità di una invenzione inedita che nel costruirsi incontra una miriade di variazioni del senso, sempre più dettagliate e specifiche, sempre più minuziosamente pertinenti alle più diverse ramificazioni del contenuto. La lotta con il linguaggio scatena la massa delle immagini e delle visioni che si susseguono con prepotenza, simultaneamente, e da qui la necessità di procedere convogliando insieme una pluralità di significati nel più breve spazio possibile... È la visione che misura le parole e lascia aperto quello che la parola non raggiunge. In questa misurazione del dire a confronto con l'incalcolabile della visione si va formando qualcosa come un evento che è lì, spinge sulla soglia, che si può sospettare di conoscere ma che ancora non si conosce pienamente. Un evento che ha a che fare con una retorica, una modulazione, addirittura una pulsazione. Il vento ha un ritmo? È una poesia che tiene sulla corda due o tre impulsi contrastanti.