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Ripercorrendone il cammino letterario dal suo esordio, con i Pezzi fantastici, sino a quelli Notturni - all'incirca tra il 1813 e il 1816 - l'Autore in un'originale, teatrale, forma dialogica porta per la prima volta alla luce, nei modi ancor sempre puntuali e sistematici del saggio, la filosofia nascosta nella prosa di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann. I racconti lasciano emergere con grande chiarezza - soccorsi dai grandi della filosofia tedesca, contemporanea a Hoffmann e non solo - come all'origine della follia e del male si trovi inaspettatamente il fondamento idealistico, e dunque, in anticipo su ogni psicologia e psicanalisi, proprio la grande madre della filosofia. Di più, dalla follia e dal male, la prospettiva qui aperta si spinge a individuare proprio nell'idea - grazie all'interpretazione finale del famoso Sandmann, L'uomo della sabbia - il "mandante" naturale e originario di ogni automatizzazione dell'esistente e dunque, in definitiva, nella "tecnica", la più compiuta realizzazione del pensiero e del mondo "idealistico". Cioè della stessa filosofia.