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Siamo alla fine degli anni Sessanta e a Livorno alcuni giovani si riuniscono intorno a un progetto culturale presso la Compagnia dei lavoratori portuali, nelle cui sale affacciate sul porto si respira già quell'aria di libertà che attraversa tutto il paese. Si dibatte di idee politiche rivoluzionarie, di teorie pedagogiche innovative e un generale desiderio di cambiamento accomuna attivisti, studenti, operai e perfino un lungimirante dirigente. Nella città labronica si prova a sperimentare un doposcuola vagamente proletario e nasce una piccola biblioteca destinare a diventare, seppur per breve tempo, un importante crocevia di intellettuali provenienti da tutta Italia. Da Torino, infatti, un senatore della sinistra indipendente, un certo Franco Antonicelli, tramite un suo emissario scelto dell'ambiente di Einaudi, tiene d'occhio l'enorme potenziale del fenomeno in atto a Livorno e decide di incoraggiarlo impegnandosi personalmente. Quando poi egli scompare, è la moglie a dare la svolta decisiva alle intuizioni del senatore: una collezione di cinquantamila volumi parte dal Piemonte per arricchire biblioteca dei portuali.