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Ho trascorso uggiosi pomeriggi e indimenticabili serate d'inverno accanto al camino dei Patrizi, tra viavai di mercanti e frontalieri, canti, suoni di fisarmoniche, chitarre e mandolini, sfide a scopa, mariàna e ciapanò. Fuori la neve cadeva lenta; la lasciavano venire, ordinando a turno il mezzo di barbera del Ganora alla Nita, la cantiniera ufficiale, mentre il Piero, juventino sfegatato, trafficava con le castagne in brascariòla attorno al fuoco, questionando sistematicamente col milanista Walter. Incurante del bailàmme, la vecchia Cesarina cignoccava serafica col fazzolettone da testa di traverso, nell'angolo del camino. Eravamo sempre allegri, con poche risorse ma felici, godendo di ogni più piccola cosa, stretti da amicizie semplici e vere che, in quanto tali, a volte scivolavano in discussioni accese, in tzacagnàte condite da qualche sberlone, che non lasciava tuttavia strascichi, rientrando il tutto nella più assoluta normalità.