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Tutto è feticcio. Ogni oggetto, essendo esterno a noi, dobbiamo vestirlo di suggestioni perché riesca a comunicare con noi. Che queste suggestioni siano già codificate nelle convenzioni della rappresentazione sociale, non significa che non vi sia molto spazio per le proiezioni individuali. Noi praticamente scriviamo sulle cose altre da noi. Però è una scrittura criptata e non sappiamo rileggerla, nemmeno un attimo dopo che l'abbiamo scritta. Ma il messaggio rimane comunque lì, ben stampato a grandi lettere, ormai fuori di noi. È il mistero dell'esperienza. È per questo che ci confondiamo di continuo. Di certe cose si fatica a scrivere, ma a certi crocevia della vita, per quanto si volga il capo dall'altra parte, alla fine ci si arriva per forza: allora si deve guardare diritto, poche storie.