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Le forme del gioco, del caso e dell'azzardo sono così varie che risulta difficile pensare, in un mondo iperconnesso, che in qualche modo non influenzino i nostri comportamenti, le nostre parole, i nostri pensieri. "All the world's a game", il mondo intero è un gioco, ha titolato l'"Economist". E gli strateghi del marketing hanno coniato il termine "Gamification" per indicare la trasformazione del consumo, del lavoro, del tempo libero, della politica e perfino della frustrazione in "gioco", in un simulacro del vissuto che paradossalmente afferma l'"assenza del caso". Il libro riconduce la decaduta idea di gioco all'originale dimensione di "azzardo" in tutte le sue accezioni, rileggendo alcuni snodi capitali di questo orizzonte storico-concettuale. Un percorso tra sacro e profano che dalla vicenda dei soldati che si giocano ai dadi la tunica di Cristo giunge "al coup de dés" di Mallarmé, alla scommessa di Pascal, alla roulette russa - passando per Huizinga, Baudelaire, Bataille, Duchamp, Cartarescu, Altman - e mostra come l'essenza dell'"homo ludens" risieda nell'abbandono di ogni calcolo interessato e nella totale messa in gioco di se stesso.