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L'autore vuole cercare di analizzare l'architettura italiana tra le due guerre e parte dall'occasione, apparentemente fortuita, dell'incarico per il recupero edilizio di quel manufatto assai peculiare che fu un tempo la periferica Casa del Fascio di Pievequinta di Forlì. Occasione da cui si snoda il racconto, quasi un diario di cantiere, ma in sostanza vero libro del cuore, di un'avventura dalle profonde venature biografiche in cui l'autore-architetto ci disvela, punto per punto, passo per passo, la sua speciale iniziazione culturale. Quasi una parabola esistenziale diventa quindi questo percorso iniziatico, tecnico, professionale e poetico insieme, che ci porta a contatto con i mille problemi reali di un cantiere apparentemente semplice, ma allo stesso tempo pieno di segreti e di complessità.