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«Quel pubblico è la vera anima, la costante che premia lo sforzo delle battaglie insieme ai miei collaboratori. È un lavoro che strema, abbatte ma consente ogni volta di rialzarsi... È la legge di Shakespeare, di Molière, di Goldoni, di Carmelo Bene, di Pina Bausch, di Roberto Latini o di Emma Dante. L'attore e la regia (oggi in crisi) sono lì, tutte le sere, per rinnovare i messaggi eterni del teatro, specchio del mondo, magnifico e terribile... E quel pubblico è il grande orecchio dell'esistenza umana che si riversa in quei luoghi per sentire la propria voce e quella di altri che non conosce: può essere che intercorrano delle affinità, com'è possibile che si creino delle fratture. È così da sempre, la letteratura della scena...».