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Le speranze che si aprono, di fronte alle rovine di una civiltà che si trova oggi nel pieno di un'epocale crisi di presenza, non sono né di salvezza trascendente, né di ritorno all'egemonia di un tempo, bensì di apertura coraggiosa al valore profondo delle altre culture, dei loro mondi possibili, dei loro modi di costruire gli umani e di lavorare la realtà. L'incontro spiazzante con saperi e pratiche sviluppati da esseri umani che rispondono ad altre logiche e altri dèi offre dunque l'occasione per mettere in discussione le nostre certezze, interrogando da fuori il nostro stile di vita e di pensiero. Attraverso ricognizioni penetranti che toccano i temi del sacro, degli effetti del tecno-capitalismo sulle nostre esistenze, della varietà dei processi antropopoietici e della portata soggettivante di un pensiero eccentrico, gli autori sfidano i luoghi comuni sull'inevitabile scontro tra culture, proponendo di superare il binomio concettuale pace/guerra in direzione di un conflitto generativo che, conservando la ricchezza delle differenze, tenda a mettere in comune i saperi molteplici dell'umano senza cadere nella stretta genocida dell'universalismo astratto.