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Viaggiare in Oriente spinta dal bisogno di sapere chi sei seguendo la propria voce interiore. Andare tra gli sciamani delle steppe mongole dove l'occhio umano così finito non riesce a dare né un inizio né una fine a quello sconfinato orizzonte. Girovagare nell'estremo sud cinese sulla "via del thé e dei cavalli" tra ripide risaie di montagna dove si incontrano e si fondono il cielo e la terra. Trovarsi in tranquille vallate al confine tra il Laos e la Cina tra i contadini che da sempre si considerano "i figli del Dio celeste" e poi nello Yunnan dove da millenni gli abitanti celebrano la "festa della luna" nella notte in cui questa raggiunge la minor distanza dalla terra ed è all'apice della luminosità e che, secondo la leggenda, è l'unico momento in cui si può incontrare il Sole. Meditare in un ashram indiano con la "regola del nobile silenzio" per trovare la "vera conoscenza" e poi arrivare alla meta, cioè alla consapevolezza di potersi percepire, nell'istante presente, esattamente per quello che si è. Né più né meno. Un viaggio per andare lontano e ritrovare se stessi.