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La "Vita di Marx" è stata scritta da Mehring mentre infuriava la Prima guerra mondiale. Il libro di per sé fu un avvenimento epocale; in primo luogo perché forniva all'avanguardia rivoluzionaria un eccellente strumento di informazione storica e di educazione politica - doti che conserva intatte ancor oggi -, ma anche perché i problemi affrontati nel corso della biografia avevano una impostazione nuova, rivoluzionaria, di rottura con la tradizione culturale preesistente. Mentre la storiografia socialdemocratica aveva ridotto, a forza di omissioni, reticenze e trucchi volgari, la figura di Marx al formato delle proprie esigenze di partito, Mehring con i risultati delle sue ricerche scardina ogni visione santificata del filosofo di Treviri. Ma il suo grande merito storiografico è stato quello di aver contestualizzato in modo differente l'aspro contrasto sorto tra Marx e Bakunin. Mehring ribalta l'allora opinione corrente che vedeva Bakunin come un nemico consapevole della classe operaia e leggeva l'anarchismo come una infiltrazione estranea nel movimento operaio, per viceversa dedicargli il giusto peso politico nel contesto dei movimenti della seconda metà dell'Ottocento. Una biografia che restituisce a Marx non solo il ruolo di grande intellettuale ma anche di militante impegnato nel riscatto concreto della classe operaia.