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"Prendiamo questo cantiere. Io qua ci abito da sei mesi, con le mie figlie. Per quattro mesi siamo state le uniche inquiline, ora le palazzine si vanno popolando. Abbiamo dovuto vendere la casa precedente per sopravvenute necessità economiche e abbiamo comprato questo piccolo appartamento, realizzando un discreto margine di risparmio. Fin qui è filato tutto liscio. Poi ha cominciato a nevicare, nevicare, nevicare sempre più spesso e poi a piovere, piovere e non la finiva più; i lavori non andavano avanti, la famiglia a cui avevamo venduto la casa pretendeva che le fosse consegnata al più presto per motivi giustificabilissimi. Pagare l'affitto quando sei proprietario altrove non ha molto senso. Così noi ci siamo trasferite dentro le nostre quattro mura, edificate tra una gru, un parcheggio di ruspe, una montagna di sacchi di cemento alta fino al nostro piano, cumuli di detriti, dune di sabbia, bancali sparsi, cavi di corrente allacciati da una finestra all'altra, barili di bitume, ghiaia anche per le scale, puzza d'asfalto fresco, schegge di legno e polvere di travertino tra i capelli ogni volta che entravamo in casa. Si è rivelata un'esperienza molto istruttiva rispetto alla quale i disagi non sono niente. Senza spendere tutti quei soldi che ci vogliono per andare all'estero in estate, frequentare le tassative venti ore di lezione settimanali d'inglese, senza salire su nessun aereo, il cantiere ci ha messo a stretto contatto con un altro mondo: quello dell'immigrazione. Un concentrato di varietà umane". I "cantieri" di un'Italia nuova, di un mondo nuovo, passano attraverso le migrazioni, le storie personali, la scuola come luogo d'incontro e integrazione reciproca. Una donna, al contempo madre e insegnate, racconta i "cantieri" della vita e ne coglie le essenze, riportando in questo libro le storie personali di un popolo di migranti del quale fanno parte non solo africani ed europei dell'Est, ma anche tanti italiani. Di ogni sesso ed età.