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Oggi che la letteratura comincia a guardare avanti, intraprendendo viaggi esplorativi verso "terre straniere", quello della diversità è diventato il tema principale degli scrittori emergenti. Molti Paesi occidentali vanno così consolidando una tradizione letteraria legata all'immigrazione e alle minoranze. Le frontiere si spostano o si accorciano e la sfida più seria per la stabilità e la coesione nel mondo contemporaneo è rappresentata proprio dalla gestione delle relazioni interculturali all'interno delle società, ormai sempre più culturalmente pluralistiche. L'immigrato, uomo o donna che sia, ritorna "analfabeta", obbligato a imparare nuovi codici in tutti i campi. Questa immagine ricorrente, analizzata anche attraverso lo studio del language memoir, genere letterario florido nel Novecento, sottolinea la difficoltà dell'immigrato che, rapidamente, deve decodificare una nuova cultura: ne va, a volte, della sua sopravvivenza. Questo volume si propone di esaminare, da un punto di vista letterario, linguistico e psicologico, il contributo in tal senso di scrittori la cui identità si definisce a partire da un bagaglio culturale e familiare precostituito, forse haitiano, algerino, cinese, polacco, italiano, palestinese, ma anche afro-americano e chicano.