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Mi chiamo Riccardo e di questa sordida storia non sono l'eroe: sono vittima e anche carnefice. Sono imprigionato in una gabbia di confusione, rabbia e solitudine e non riesco a uscirne. L'unico modo che conosco per sentirmi vivo è procurarmi dolore, vedere scorrere il sangue. I miei genitori sono troppo occupati a salvare le apparenze per accorgersene. È colpa loro se sto sprofondando nella melma. Ed è pure colpa vostra. Credete che non lo sappia? I peggiori di voi mi disprezzeranno, così come mi disdegnano l'uomo di famiglia, mio fratello maggiore e il prete, sempre tra i piedi. Li odio... odio il loro perbenismo ipocrita. Le uniche persone in grado di capirmi sono il mio amico Davide, con cui suono in un gruppo Punk, e mio nonno, rinchiuso dai miei in una casa di riposo perché a loro dire iniziava a svalvolare. Durante la nostre lunghe passeggiate nonno Carlo mi racconta le sue storie sui partigiani e sulla Resistenza. Ed è così che si sono intrecciati drammaticamente il suo passato e il mio presente. Questa è la mia vita. Poi è arrivato Marco. Marco è sparito. Ed è cominciato tutto. È iniziato l'incubo. Un noir che pagina dopo pagina commuove, fa arrabbiare e sconvolge fino all'inatteso finale. Sullo sfondo il tema della Resistenza come monito a trovare sempre la forza e uno scopo per sopravvivere, reggere il peso delle situazioni avverse e andare avanti.