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Cesare era consapevole di avere avuto in sorte una natura divina: discendente di Venere. Non ultima la testimonianza nella solare giornata di Farsalo alla Decima, la sua legione preferita, e poi ai legionari delle altre, mentre a cavallo scorreva davanti a loro scandendo a voce alta la parola d'ordine: Venus victrix. Non era il consueto rituale prima della battaglia, teso a infiammare gli animi. Fu molto di più: la chiara sacralità di chi credeva di essere chiamato al dominio del mondo, come a padroneggiare la fortuna.