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Maurice ha trentadue anni, occhi foschi, un posto da bibliotecario e un passato incerto. Charlie ne ha diciassette e gli vende le proprie labbra e l'anima. Phemie ha diciannove anni ed è agente di polizia. Charlie ne è perdutamente innamorato. Ma a volte ciò che chiamiamo amore non è amore, e ciò che ci rifiutiamo di chiamare con tale nome stravolge ogni convenzione, lascia segni sul corpo e nella mente, lividi scuri, difficili da nascondere. Sono, questi segni, tracce del passato torbido che connota l'umano, un passato che plasma l'individuo, che cela in sé verità destinate a sconvolgere presente e futuro. C'è chi guardandosi allo specchio china la testa, chi sostiene il proprio sguardo: la vita ci rende vittime e carnefici di noi stessi e degli altri, basa ogni rapporto sulla prevaricazione, sul dominio, sul possesso, sulla volontà di ferire la persona che si ama, per vederla sopravvivere a noi stessi. Sullo sfondo di una New York famelica e fumosa, tra l'ipocrisia sociale che tutela il debole e la legge naturale del più forte, si profila un confine labile, l'orlo di un precipizio sul quale l'essere umano corre bendato. Una storia dove niente è scontato, dove il mondo è crudele e dove il sangue e le lacrime scorrono a generosi fiotti. Il gusto di questa storia è agrodolce, ti lascia impietrito dall'orrore e dall'angoscia, e ancor più impietrito dalla dolcezza che c'è nei suoi personaggi, nei loro gesti, nelle loro parole.