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Plinio Apuleyo Mendoza è l'unica persona che poteva scrivere di Gabo, come viene confidenzialmente chiamato dai suoi pochi amici veri, in quanto ha trascorso assieme a lui tutta una vita da quando si sono conosciuti un pomeriggio del 1947 in un caffé di Bogotà. Da quel giorno fino al momento in cui una notte di dicembre 1982, davanti alle telecamere di tutto il mondo riceve il premio Nobel per la letteratura, Mendoza e Gabo passano assieme gli anni più belli della loro vita: da Parigi capitale mondiale dell'arte a Berlino, a Bogotà, Unione Sovietica, New York, Italia, Spagna, Cuba. Questo diario-biografia riprende il discorso che Mendoza aveva iniziato già trent'anni fa con "Odor di guajaba. Conversazione con García Màrquez". Questa volta però Mendoza decide di riprendere a raccontare l'avventura umana e artistica con Gabo senza più coinvolgerlo in prima persona, quasi a voler dare a queste pagine eccezionali la maggior veridicità possibile, senza più 'l'intrusione' dell'amico-padrino. Difatti non parla di atmosfere, sensazioni, ma racconta fatti, aneddoti, avvenimenti, a volte diatribe come avvenne per la figura di Castro. Documento questo a maggior ragione eccezionale adesso che Gabo è stato aggredito da un male che non gli permetterà più, purtroppo, né di scrivere né tantomeno di ricordare. "Quegli anni con Gabo" rappresenta quindi il testamento umano, spirituale e artistico di Gabriel García Màrquez scritto dal suo migliore amico.