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Orfeo Pianelli manca. Manca a tutti. A quelli che lo conobbero, a quelli che lo conoscono solo per sentito dire. Ogni presidente di calcio subisce inevitabilmente le critiche della tifoseria non appena le cose non vanno come dovrebbero. Anche lui, nonostante i risultati, ha ricevuto lo stesso trattamento di molti altri suoi colleghi. Ed il suo operato quindi, frutto di vittorie e sconfitte, acquista ancora più importanza nell'epopea del Toro. Ciò che Pianelli è riuscito a creare per il Toro ed intorno al Toro rappresenta un' esperienza. Il passato riemerso attraverso i ricordi non deve limitarsi al rimpianto; anzi, la memoria da questo punto di vista, per coloro che hanno a cuore la squadra granata, deve essere un incentivo per sperare in un presente e magari, perché no, in un futuro diverso. Ma chi non ha storia non ha memoria e la storia del Toro è parte integrante della storia d'Italia. Ignorare ciò che è stato non fa altro che togliere dignità al presente e privare il futuro delle sue origini... Orfeo Pianelli è mancato nel 2005 diventando agli occhi di molti, non solo tifosi granata, un unicum nel mondo del calcio. La sua storia e quella della sua famiglia per oltre un trentennio ha avuto un ruolo rilevante. Una favola metropolitana, si potrebbe considerare, funestata nel 1977 dal rapimento di Giorgio, il nipote del commendatore, e nel 1982 da una crisi culminata prima con la vendita del Torino seguita dalla disgregazione delle aziende del gruppo.