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WTO, CAFTA, TISA, TTIP: sigle ignote all'uomo della strada, trascurate nei talk show, disertate dai giornali, se non come necessità inaggirabili perché garantiscono il "libero commercio". Sigle dietro le quali esiste un formidabile potere, il progetto di una società fondata sul profitto e sul consumo, in mano alle multinazionali e alle forze a loro asservite. Sigle che designano i Trattati di libero mercato. Accordi negoziati la cui opacità e segretezza è proporzionale alla forza di piegare le sovranità democratiche alle implacabili regole del commercio globale. Accordi che estendendosi sull'intero pianeta costituiscono una vera gabbia d'acciaio per i popoli e gli Stati, sovvertendo dall'interno le costituzioni democratiche e piegando le politiche agli interessi forti. Merci, servizi pubblici, energia, alimentazione ambiente; nessuna sfera della vita pubblica ne risulta immune. Partendo dall'ondata liberoscambista degli anni Novanta, si vede come nel decennio successivo i Trattati da un lato concretizzino l'avanzata dell'agenda corporativa, dall'altra suscitino proteste e opposizioni da parte dei popoli tanto da intralciarne seriamente il cammino. Dopo aver visto il sostanziale fallimento dei grandi accordi globali a favore di una vera e propria proliferazione di accordi bilaterali nel primo decennio del XXI secolo, si presentano i nuovi accordi dell'epoca della Grande Crisi (TTIP, TPP, CETA) nel segno di un nuovo progetto strategico di dominazione egemonica.