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"Prova iniziale ma di prodigiosa intensità, il libro di Francesca Mazzotta è un vero dono. Irrorata di dolore, di stupori, di attenzioni alla vita fragile, e pure pensosa senza cedere a facili sentimentalismi, la sua poesia è tra le più convincenti degli ultimi anni. Tra il "morire" e il "restare", come in un rallentissimo lampo, allucinato a tratti e dolcissimo, passano memorie, incontri, luoghi familiari e separati. Libro che risulta compatto - pur nelle sue articolazioni interne, con una centrale visita agli abissi e col ricorso in parte alla forma poema - per l'urgenza assoluta della poetessa di affrontare il bivio posto, non a caso, a titolo. Bivio sempre drammatico e mai risolto a priori. È il luogo dove la poesia si colloca guardando la vita, come fa la Mazzotta, con violenta sincerità. E così un libro ad alto tasso autobiografico diviene, tra i troppi diarietti sentimentali che ci vengono proposti, una scrittura capace di chiamare, sulla scia della migliore poesia del secolo scorso e di inizio del presente, ogni lettore a una resa dei conti micidiale con l'esistenza e il suo possibile significato. Francesca sta dove sta la grande poesia di sempre." (Davide Rondoni)