Tab Article
Pare "stranamente" piena la voce con cui Matteo Greco propone la sua poesia, priva di quelle ombre e tremori, di quelle ritrosie, che sembrano distinguere la voce della poesia contemporanea. Ma questo "pieno" è in realtà una generosità che sa pagare ogni prezzo alla composizione in una materia linguistica fatta di movimenti antichissimi, di sonorità sfuggenti, di voce e visioni che hanno radici antropologiche remote e lucenti. Una voce piena di mare, di amore, di meditazioni incantate e stordite sotto il sole. Una pienezza che non a caso convoca a sua testimonianza e controcanto la lingua originaria della sua terra. Una poesia che ha una forza interiore ritrovata sempre allivello dell'incanto per il mare, per i rapporti, per il dominio del sole. Le figure di un Meridione personale e collettivo compaiono come elementi di una nuova geografia dell'affetto e della ricerca del senso del destino. (Davide Rondoni).