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La storia inizia con la poesia semplice e immensa delle fatiche di operai-contadini, di un ragazzo venuto dalla terra, che studiando e lavorando con tenacia ha costruito un'azienda foriera di lavoro e benessere, ed ha saputo, sin dalla giovinezza, unire alla corsa della vita, la corsa della bicicletta con la capacità di sognare, di vincere, di pensare in grande, senza paura, superando tanti momenti difficili. In questo narrare, i lontani diventano vicini: papà Giuseppe che lavorava da stelle a stelle, ogni giorno contadino e operaio in fabbrica; mamma Fiorenza, "piccola ma saporita", nel senso buono di gran carattere acuto e autorevole; l'imprenditore lungimirante Luciano Rumi che gli aprì la strada di industriale con garanzie economiche oggi impensabili. E poi i tanti amici. Un cammino costellato di bei nomi e di benemerenze, la più gradita è forse la meno altisonante: il Premio Unci per opere di beneficenza. Varcato il confine degli ottant'anni gli interessi si aprono a ventaglio con nuovo ottimismo alimentato dalla gioia infantile dei suoi tre splendidi nipoti, ai quali vorrebbe raccontare la storia e il senso della sua vita.