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Un duplice movimento è sotteso a questa raccolta: il primo, evocato fin dal titolo della sezione di apertura, Anagnorisis, vale a dire agnizione, riconoscimento, è quello del rispecchiarsi della poeta nella musa sorella, chiamata in causa a conforto e quasi giustificazione, per similitudine, del proprio incantamento amoroso. Il secondo, costante e irrisolto, è l'anelito all'altro da sé, che l'io poetico identifica nell'elemento acquatico e lunare. Sia essa mare o laguna, all'Acqua la Terra tende, prima timorosa, poi, via via, arresa. Ma, nonostante reiterate profferte, non sembra valere il contrario. Ancorata alla puntigliosità toponomastica o, più spesso, evocazione prodigiosa, Venezia, Tra pietra e acqua, non è mai uno sfondo, ma attrice partecipe, sola in grado di dare corpo, insieme ai versi, a sentimenti che paiono non riuscire a incarnarvisi.