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Un cronista d'origine siciliana, che lavora presso un giornale del Nord, viene inviato dal suo direttore a Taormina, per scrivere un servizio sul ritrovamento d'un dipinto di Antonello da Messina. Egli si trova così catapultato in un universo che, per ragioni di lavoro, s'era lasciato alle spalle, ma del quale conserva un'inconscia nostalgia (tant'è vero che, quando riflette o racconta, lo fa nel dialetto materno). Eccolo, allora, ritrovarsi coinvolto in una controversa vicenda di dote, la cui destinataria è una giovane signora ispano-veneziana, che gli lascia intendere d'essere l'incarnazione d'una dama uccisa secoli prima dal marito. Ed ecco che la verità si sfaccetta nel racconto, fino ad indurre lo stesso cronista a dubitare che tutto non sia che il frutto della sua immaginazione o, meglio, di quella labile sostanza di cui siamo fatti noi e i nostri sogni.