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"Poeta delle riflessione, Gianpiero Casagrande, e delle accensioni ossimoricamente pacate. La sua poesia potrebbe definirsi della "genitura", in quanto la sua partecipazione emotiva e riflessiva sulla natura "umanizzata", include intrinsecamente i suoi stessi figli che segue amorevolmente a passo a passo e insieme con loro si rituffa partecipe delle emozioni prima infantili poi adolescenziali. Per un'ingegnosa reversibilità poetica, attraverso tale "genitura" si amplia il concetto stesso di natura. Diventa padre e figlio allo stesso tempo degli alberi, degli animali, di tutta la varietà della natura "innocente", espressa con qualche venatura animistica, in una sorta di sotteso panteismo. Il suo discorso sulla natura, è, beninteso, discorso metaforico-allegorico, in quanto riconduce all'uomo: all'uomo storico con le sue brutture e le contraddizioni novecentesche. "L'ingegneria" rappresenta dunque una programmatica condivisione delle proprie naturali radici (parola-anima per Casagrande), della loro amorevole cura e crescita - cui allude la stessa raccolta nella sua quadripartizione - verso un esito di vita e di poesia doppiamente felice." (Beppe Mariano)