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"Già nota quale mitografa e saggista, Gabriella Cinti in questa sua raccolta poetica scava nel mito, tra allegoria e metafora, lungo un percorso simbolico nel quale figure e storie mitologiche (prevalentemente femminili) si convertono in realtà d'introspezione affettiva, sia verso le presenze familiari fondamentali, sia verso trascorrenze nel sentimento, o semplicemente nel sogno. Il linguaggio lirico è subliminale e 'sorgivo', e denota un vigore espressivo che potremmo definire, con qualche licenza, neo-simbolista: e ciò si nota anche meglio laddove la poetessa ricorre a ingegnose alterazioni della lingua, a certe parole archetipiche, 'fondative', fatte proprie e interiorizzate sul versante di un viaggio argonautico: che è il viaggio, a ben vedere, di ogni poesia" (Beppe Mariano)