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Nello zibaldone di racconti, riflessioni, estratti di letture, poesie che Mimmo Galluppi intitola "Hiss semmh nju", i contorni del paesaggio tremolano e fluttuano creando la dissolvenza della memoria e la macchina del tempo sbuffa e tossisce, la nebbia produce storie, leggende, drammi e letizia, guerra e pace. Lo scopo, raggiunto, di Mimmo è quello di sbalzare in bassorilievo quei fermimmagine temporali e restituirceli non con la prosopopea della parabola, non con l'arroganza del saggio o il narcisismo dell'esercizio di stile, ma con la statura, la dignità e l'urgenza di chi sa di 'appartenere', non solo al pianeta Terra, non solo all'Europa e all'Italia ma, soprattutto, all'Abruzzo. Si chiama identità e, in questo caso felicemente, è certificata da una ghirlanda di 'documenti' miliari, che scandiscono le distanze vibrate fra le persone del passato e del presente. Scrive Galluppi: «Loro siamo noi! Il comportamento degli altri è speculare al comportamento di ognuno di noi, perché noi siamo loro e loro sono ognuno di noi; noi siamo la gente, noi siamo il nostro vicino, il nostro amico, il forestiero; siamo la persona verso cui proviamo astio, e forse ne abbiamo dimenticato il perché».