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"Inizia con un fuoco di epigrafi "Ricci" di Linnio Accorroni, a segnalare appartenenza e rotte culturali. Poi, appena dopo, ecco il primo dei molti sauri, delle cose naturali. Subito a seguire viene il padre ammalato e anziano, ha un brutto tumore. "Ti prego solo di questo " gli sta dicendo il figlio "qualsiasi cosa accada, anche se a te pare stupida ed insignificante, devi farmelo sapere. Subito. (...) Io sono tuo tiglio e tu sei mio padre". Poi tutto prenderà a "squilibrarsi, in un senso di disapparteneuza, di s-possesso, di alienazione, in una cappa opprimente che sa di chiuso, di aria consumata", con le resurrezioni momentanee dei giorni in cui "i disturbi sembrano più sopportabili". E. intanto che tutto questo accade e tutto viene fedelmente e dettagliatamente registrato, intreccio e insieme sommario, la comunicazione fra i due prende, a farsi autentica e sincera: due universi che erano quasi incompatibili cominciano a trasfondersi l'uno nell'altro, fino all'insospettato e profondo epilogo, come inattese e profonde sono le pagine di questo quaderno del dolore intitolato "Ricci"." (Adelelmo Ruggieri)