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"Quel che so di Adonai" è la storia di una "questione privata" che si innesta su un tema di drammatica attualità, quale quello dell'immigrazione. Michele è un affermato architetto che segue con passione anche la campagna ereditata dal padre. Divorziato da parecchi anni, con due figli già grandi e una relazione stabile con una compagna che vive in un'altra città, conduce una vita relativamente serena e tranquilla. Fino alla sera fatidica in cui mentre sta rientrando in città, sulla tangenziale investe con l'auto e uccide un giovane immigrato extracomunitario. L'evento ha su di lui un effetto dirompente. Non gli vengono imputate gravi colpe, perché al momento dell'incidente non superava il limite di velocità e non ha potuto in alcun modo evitare l'impatto. Si sa ben poco della vittima, solo che si chiamava Adonai ed era un immigrato clandestino, di origine eritrea. Nessuno si presenta per identificarlo e le Autorità si preparano ad archiviare il caso, mentre anche dal punto di vista giudiziario le conseguenze del fatto sembrano poco rilevanti. Michele però non riesce a riprendere la vita di prima. Sia nel lavoro che nei rapporti con le persone, anche quelle più care, prova un crescente senso di estraneità, di allontanamento. L'unico modo che ha di ritrovarsi è compiere una sua personale indagine su Adonai, e un tratto alla volta si trova a seguire a ritroso il percorso che ha condotto il giovane immigrato a incrociare tragicamente il proprio destino col suo.