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Diciamo, anzi affermiamo, che non "lo" sport può contribuire allo sviluppo ma solo quello sport che si studia, studia e trova reciproche sinergie, che sa farsi umile e rinuncia ai presupposti e alla supponenza con cui spesso si presenta; quello sport che pensa a modelli organizzativi sostenibili, che riflette sui metodi di intervento compresi quelli didattici. È a quel livello, infatti, che l'interfaccia dei sistemi significa sguardi e mani, lì si gioca e si vince o perde la partita, negli interstizi delle relazioni, nel pensare la formazione come struttura rigida o, in primo luogo, capace di ascoltare, nella scelta di impostare un gioco in modo escludente o inclusivo.