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Una cordicella, un coltello, una lanterna, una scatola di fiammiferi: è tutto quello che possiede Immacolata, ragazza di buona famiglia che ha voluto sposare un contadino. Morto il padre, le proprietà sono passate al fratello Vincenzo, il maschio di famiglia. La povertà, la disperazione, la spingeranno a rubare in quella che era stata casa sua. Processata per furto, solo la morte, tre mesi prima della sentenza, la salverà dal carcere. La sua storia apre questa raccolta, che narra anche degli innamorati che la legge di Murat non riuscì a separare e della giovane che si ribellò alle consuetudini e per questo fu uccisa dal marito violento scelto dai genitori. E ancora sono riportate le vicissitudini del testimone scomodo che emigrò in Venezuela, quelle del coltivatore impoverito a causa del passaggio dal ducato alla lira e poi le vicende del marinaio accusato ingiustamente, dell'avvocato brigante, di un commerciante galantuomo. Otto vite, in un arco di tempo che va dalla rivoluzione francese alla crisi del 1929, ricostruite attraverso atti giudiziari di processi civili e penali riscoperti dopo un lungo lavoro di ricerca e fedelmente riportati al termine di ogni racconto. Postfazione di Elisabetta Garzo.