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Forse il vero referente di questo corposo saggio sull'opera narrativa di Giorgio Bassani è Flaubert, ossia la sua idea di romanzo come viaggio nell'anima. Se è vero che "Madame Bovary c'est moi", è altrettanto vero che i personaggi bassaniani le loro vicende, le loro velleità e le loro inquietudini, non sono altro che espedienti narrativi e maschere che celano (e rivelano) i colori dell'anima bassaniana. Affidandosi ad una profonda conoscenza dei testi e ad una vasta strumentazione, non solo letteraria, ma anche psicologica e filosofica, Paolo Vanelli interpreta le opere bassaniane, mostrando, attraverso segni ed indizi di vario genere, come ogni testo rappresenti un segmento importante della parabola esistenziale del suo autore, per cui, secondo il critico, la finzione letteraria deve leggersi come la storia di un'anima, che affina la percezione e la comprensione della realtà. "Il Romanzo di Ferrara" è allora una grandiosa finzione autobiografica, nella quale l'autore racconta il percorso di un uomo, che ha saputo fare delle esperienze vissute le occasioni per un sempre più raffinato esercizio di conoscenza, di stile e di arte.