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Il libro racconta attraverso le fotografie in bianco e nero di Daniele Ferroni, 'rtiere indomito di tanti progetti, fotografo - come lui tiene a definirsi - "di maiali e di poeti" ed editore insonne, a suo carico tutta una serie di preziosi libretti d'artista', alcuni aspetti propri della creatività dello scultore piemontese Giovanni Tamburelli: un mondo immaginario causato da un grido interiore in cui l'usualità delle "cose" ne ha originato l'esistenza, in opposizione alla cecità di chi non vuole e non può vedere oltre, dando vita a un cosmo di creature fantastiche, 'Giovanni Tamburelli, come tutti i visionari, ovvero quelle persone che escono dalle maglie dei conformismi, non si preoccupa di risultare né antico, né moderno e tantomeno contemporaneo, nella sua officina batte il metallo, lo piega, lo forgia con l'unica intenzione di dare vita a un racconto che è dell'uomo e nell'uomo, l'unico riscatto da una "ragione" incapace di cogliere la propria essenza'. Nel libro sono presenti anche testi poetici di Michel Butor, Dato Magradze e una postfazione di Massimo Balestra.