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"I jazz pixel raccontati da Sergio Brussolo contengono una notevole dose di torinesità. Illuminano la musica a partire da luoghi, tempi e momenti autobiografici che potrebbero tranquillamente appartenere anche ad altri jazzofili cittadini. Si ravvisa (tra calembour linguistici, amarcord musicali, disquisizioni filosofiche, ritagli di storia e diari privati) quella folle, lucida predisposizione che ha permesso ai piemontesi -tanto sabaudamente tetragoni nei loro comportamenti- di mostrare insperati bagliori di creatività in varie arti, tra le quali il jazz. Il jazz sotto la Mole ha vissuto stagioni felici, con personaggi e situazioni singolari che meritano miglior valorizzazione rispetto a quanto si è fatto finora. Chiudiamo smaccatamente, con un gran luogo comune? Torino inventa, gli altri copiano e portano via! A Brussolo il merito di questo primo mattone nella costruzione dell'argine: il jazz no, vorremmo tenercelo, almeno un po'." (Dalla quarta di copertina di Franco Bergoglio)