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"Il futuro è sparito, il tempo si è eclissato, inghiottito da un presente immobile, globalizzato. Quello del "nontempo" senza speranza, privo dell'attesa d'una rivoluzione, d'una evoluzione, d'una crescita per l'umanità, è lo scenario planetario che ci è davanti. Almeno, lo è per alcuni tra i più avveduti studiosi dell'età contemporanea. Ma, se è sparito l'orizzonte storico, che per generazioni ha rappresentato il centro di gravità progressiva delle coscienze, cosa bisogna "fare"? "Occorre ritornare a un pensiero del tempo, e affidarsi al sapere, alla conoscenza, all'educazione", questa la risposta univoca. Essa ha valore non solo per gli scienziati ma, evidentemente, si sostanzia nel "fare creativo", nel poiéin degli artisti, dei poeti. Sono essi i depositari - per status - della capacità di avvertire intuitivamente e riflettere sulle categorie del tempo (e dello spazio) che, in termini kantiani, hanno un reciproco legame e costituiscono "le forme a priori della sensibilità"." (dalla prefazione di Ciro Cenatiempo)