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Attraverso un linguaggio piano, discorsivo, ma che non abdica alla contestualizzazione e concettualizzazione didattico-pedagogica dell'esperienza, l'autrice ci conduce per mano nell'appassionata e razionale esperienza dell'educare ricercando e sperimentando, nel rispetto dell'educazione, i bambini, cioè, e le loro famiglie. Una piccola e breve esperienza come un inno d'amore, un oculato scatto d'orgoglio professionale, scientificamente fondato per la crescita dell'umanità bambina, che - a volte naturalmente, a volte disperatamente, come nel contesto sociale ed ambientale qui presentato - un'insegnante cerca di decondizionare e desatellizzare quanto più precocemente possibile, per avviarla verso i più remunerativi, pedagogicamente parlando, lidi dell'autostima.