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Il libro funziona come una scatola cinese: c'è un racconto fotografico, scandito cronologicamente, che mette a confronto visivo gli eventi bellici (la guerra sui fronti, poi la guerra in casa) con lo scorrere della vita civile, ed è accompagnato e commentato da frammenti di scrittura memorialistica. Da esso fuoriescono delle storie emblematiche, individuali e collettive, spesso sconosciute, raccontate attraverso altre immagini e documenti e testimonianze e testi del Laboratorio. E, ancora, degli album fotografici di soldati, degli album da disegno di prigionieri. La ricerca si è svolta a tutto campo: dagli archivi pubblici a quelli privati, da quelli trentini a quelli italiani, a quelli esteri (Germania, Francia, Gran Bretagna, Russia, Stati uniti, Svizzera, Sud Africa, Australia); dalle fonti iconografiche a quelle documentarie; da quelle bibliografiche a quelle memorialistiche. Da quell'accumulo enorme ma frammentato di conoscenza è nato il libro, con la pretesa (che è forse costrizione) di ricomporre quei frammenti restituendoli alla comunità sotto forma di grande racconto che intrecci la Storia con le storie degli attori, e dia visibilità a uomini e donne, le cui esistenze, dissipate dagli eventi, si sono perse nell'opacità della memoria collettiva.