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Raffaella è una bambina tranquilla, ricca di sensibilità e fantasia. Ma ha la sfortuna di essere nata molti anni prima che l'emancipazione femminile si facesse sentire. Stretta nella morsa di un rigido patriarcato che non conosce deroghe, la sua vitalità viene soffocata e ridotta al silenzio: per lei, bambina amante della scuola e dello studio, iniziano ben presto gli anni duri del lavoro, dei sacrifici, degli occhi tenuti bassi. Incompresa e repressa dalla famiglia - che ha voluto privarla persino della felicità sentimentale e costretta anche a vivere l'esperienza della guerra, dei bombardamenti e della fame, Raffaella dovrà ancora soffrire a lungo prima di riscattarsi. Nel romanzo che l'ha rivelata al pubblico, Raffaella Marchese racconta la propria storia con il piglio genuino di una scrittura istintiva e trascinante. Ma nelle sue parole, che pure tratteggiano con precisione la retriva cultura meridionale di quegli anni, non vi è alcun risentimento. Vi è, invece, la mite indulgenza di chi alla fine ha saputo crearsi una nuova ragione di vita, al di là della sfiducia e dell'egoismo altrui.