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"Potrò fare qualsiasi professione ma sono e rimarrò un ex calciatore. Oggi faccio l'avvocato ma potrei fare il panettiere, l'astronomo o il venditore di giocattoli: mi sentirei pur sempre un ex calciatore. È una faccenda complicata, come tutte quelle che riguardano la profondità della coscienza. Per spiegarla potrei tentare di rifarmi a quella spaccatura, di cui tutti abbiamo fatto esperienza, tra il fuori e il dentro, tra l'essere e l'apparire, tra il dovere e il piacere, tra l'obbligo e la scelta, tra il cervello e il cuore. Nel mio caso tutto, il dentro, l'essere, il piacere, la scelta, il cuore, è rimasto attaccato al pallone e allo sport. Anche se ho frequentato solo campi di provincia, ben lontano da soldi, fama e veline. Anche se posso vantare solo tristi primati, come quello di essere l'unico calciatore della storia ad essersi fratturato il femore nel corso di una partita. Avevo 17 anni e giocavo nei ragazzi della Juventus. Ho cominciato allora a scrivere questo libro, nel quale ho voluto celebrare lo sport, inteso come luogo dell'anima, come meraviglioso crogiolo nel cui fuoco eterno vive e si consuma in un istante, in una parossistica esaltazione, gioia e dolore. Troverete quattordici racconti; ogni racconto si inquadra nella cornice di una diversa disciplina sportiva. C'è anche il calcio, naturalmente, peraltro l'unico racconto interamente autobiografico. È lì infatti che ho rievocato i drammatici momenti del mio infortunio."